Si definiscono denti inclusi quei denti che non erompono o che erompono solo in parte rimanendo incastrati nell’osso o nella gengiva.
I denti più soggetti all’inclusione sono i denti del giudizio, ossia i terzi molari, gli ultimi denti permanenti che dovrebbero spuntare tra i 18 e i 25 anni. A seguire nella frequenza di inclusione ci sono i canini: questo fenomeno coinvolge circa l’1% della popolazione soprattutto nella fascia tra i 7 e gli 11 anni. Sull’inclusione dei canini, vista la loro funzione masticatoria e estetica, una volta confermata la diagnosi si procede immediatamente con la soluzione terapeutica per limitare il più possibile i danni.
I denti inclusi infatti esercitano una pressione che si ripercuote su tutta l’arcata dentale, generando come prima conseguenza dei problemi di malocclusione o di alterato posizionamento degli altri denti.
Altra conseguenza non trascurabile è che i denti inclusi o parzialmente inclusi sono facilmente soggetti all’essere attaccati dalla placca batterica che a lungo andare può causare carie e infiammazioni della gengiva.
Quali fattori determinano il caso dei denti inclusi?
L’inclusione dei denti può essere generata da diverse cause, le più frequenti sono:
- presenza di un’arcata dentale o di un palato stretti;
- denti in soprannumero;
- caduta o trauma di un dente deciduo prima del tempo utile per l’eruzione del dente permanente;
- denti storti;
- malattie genetiche.
Come si interviene sui denti inclusi?
Un odontoiatra qualificato e competente adotterà una soluzione terapeutica specifica dopo aver analizzato con cura il caso clinico del paziente; infatti, al contrario di quanto si possa pensare, l’approccio terapeutico per i denti inclusi non è sempre l’estrazione.
Possiamo affermare che l’estrazione è più frequente quando l’inclusione dei denti riguarda i terzi molari, ossia i denti del giudizio. Questo è giustificato dal fatto che i denti del giudizio, grazie all’evoluzione della specie con la conseguente riduzione delle ossa mascellari, non sono più necessari e quindi utili alla masticazione. L’estrazione è dunque una scelta spesso consigliata quando i denti del giudizio restano inclusi o non trovano una corretta locazione, assumendo posizioni anomale che possono determinare notevoli complicazioni cliniche.
Diverso invece il caso dei canini inclusi su cui è possibile intervenire con una terapia di trazionamento: ossia guidare il canino dalla gengiva alla sua giusta sede nell’arcata dentale. Questo trattamento presume l’applicazione di un apparecchio ortodontico che funge da ancoraggio per il filo ortodontico che collega la parte inclusa del dente all’apparecchio. Grazie alla forza di trazione il canino viene tirato fuori e allineato in arcata.
Come abbiamo più volte ribadito, affidare il proprio caso clinico a un centro odontoiatrico di eccellenza e con tecnologie d’avanguardia, significa avere per ogni diagnosi una terapia personalizzata che tenga conto dell’anamnesi del paziente e delle sue effettive esigenze.