I pazienti affetti da trombosi venose e arteriose seguono terapie con farmaci antitrombotici (antipiastrinici e anticoagulanti). Nell’eventualità di essere sottoposti a un intervento di implantologia correrebbero dei rischi? Cerchiamo di rispondere a questa domanda nel seguente articolo che sintetizza i dati di una recente ricerca.
Terapie farmacologiche e chirurgia orale
I farmaci antitrombotici hanno diverse categorie.
Ci sono farmaci antitrombotici molto comuni, prevalentemente prescritti a chi soffre di malattie cardiovascolari, patologie arteriose periferiche o malattie cerebrovascolari, come l’aspirina che è un farmaco antipiastrinico.
Ci sono poi i farmaci anticoagulanti orali come il warfarin, l’acenocumarolo e il fenprocumone, che sono invece somministrati in pazienti con fibrillazione atriale, protesi valvolari cardiache, trombosi venosa profonda o embolia polmonare.
Infine i farmaci anticoagulanti orali diretti somministrati per prevenire l’ictus o l’embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione atriale e per la prevenzione della trombosi dopo un intervento chirurgico all’anca e/o al ginocchio.
L’odontoiatria si interroga ormai da un paio di decenni sulla necessità o meno di sospendere queste tipologie di farmaci prima di un intervento di chirurgia orale.
Grazie alle competenze acquisite dagli odontoiatri e alle innovative tecnologie che essi utilizzano, gli interventi di chirurgia orale sono sempre meno invasivi, motivo per cui è accertato (anche dalla letteratura scientifica) che in casi di estrazione del dente non è necessario sospendere i farmaci antitrombotici e che si può intervenire, quando necessario, con soluzioni emostatiche locali adeguate.
La stessa questione si pone per l’implantologia, un recente studio ha cercato di fornire una risposta.
Sospendere o no i farmaci antitrombotici prima dell’implantologia?
L’implantologia era considerata fino a qualche anno fa come un intervento ad alto rischio sanguinamento per i pazienti in terapia con farmaci antitrombotici e anticoagulanti.
In una recente revisione scientifica alcuni odontoiatri hanno valutato il rischio di sanguinamento durante un intervento di implantologia dentale in pazienti che assumevano farmaci antipiastrinici, anticoagulanti orali e anticoagulanti orali diretti.
Negli studi inseriti nella revisione il sanguinamento post intervento si è verificato solo in 10 casi su 456 presi in considerazione, poco più del 2%. Il sanguinamento è stato comunque controllato con agenti emostatici locali. I pazienti maggiormente esposti al rischio di sanguinamento sono risultati essere quelli in cura con farmaci anticoagulanti orali, mentre il rischio minore si è verificato per i pazienti in cura con farmaci antipiastrinici.
Nell’insieme è possibile affermare che il rischio di sanguinamento resta molto basso e può essere controllato con emostatici locali per cui non è necessario sospendere la terapia con farmaci antitrombotici prima dell’implantologia.
Altri studi dovranno confermare la tesi, ma affidandosi a una corretta pianificazione dell’implantologia è possibile prevedere e valutare i rischi ad essa associati.