Ai pazienti con poco osso spesso viene spesso detto che non è possibile inserire impianti dentali a causa del riassorbimento osseo, alcuni prospettano la ricostruzione ossea per poter inserire impianti standard, ma ci sono anche altre alternative, come l’inserimento di impianti impianti corti.
Sostituire i denti mancanti con impianti corti
Quando un paziente ha perso i denti naturali si sottopone a un intervento di implantologia per ripristinare la funzionalità masticatoria e anche l’aspetto estetico.
In presenza di poco osso, l’odontoiatra ha davanti a sé due strade da intraprendere:
- aumentare l’osso del paziente;
- inserire impianti corti.
L’intervento chirurgico per l’aumento dell’osso è decisamente più invasiva per il paziente rispetto all’inserimento di impianti corti.
Valutazione del successo di un impianto corto a distanza di anni
In un recente studio, pubblicato su Clinical Trials in Dentistry di marzo 2020, i ricercatori hanno valutato il successo implantare con impianti di 4 mm di lunghezza rispetto a impianti di 10 mm di lunghezza inseriti in pazienti su cui è stato effettuato l’aumento dello spessore osseo.
Il campione preso in considerazione per lo studio è composto da 80 pazienti con atrofia ossea su premolare e molare. 40 dei pazienti presi in considerazione presentavano un’altezza dell’osso compresa tra 5 e 6 mm, mentre altri 40 pazienti presentavano un’altezza ossea di 4 – 5 mm.
Gli 80 pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, in base al trattamento odontoiatrico ricevuto:
- Gruppo 1: pazienti in cui sono stati inseriti impianti corti di 4,0 mm di lunghezza;
- Gruppo 2: pazienti in cui sono stati inseriti da uno a tre impianti di lunghezza di almeno 10 mm in concomitanza con interventi di incremento osseo.
Tutti gli impianti avevano un diametro di 4,0 o 4,5 mm.
Nei pazienti sottoposti all’aumento dell’osso si è eseguito un intervento chirurgico di rialzo del seno mascellare inserendo parti di osso equino e membrane riassorbibili. Gli impianti dentali sono stati inseriti simultaneamente al rialzo del seno mascellare.
Si è trattato di un intervento di implantologia a carico immediato, gli impianti definitivi sono stati inseriti a 4 mesi dall’intervento e i pazienti seguiti con controlli regolari fino a tre anni dall’intervento.
I risultati dell’implantologia
Degli 80 pazienti inseriti nel campione: quattro impianti corti hanno subito un fallimento implantare in tre pazienti rispetto a sette impianti lunghi in quattro pazienti. Tre protesi su impianti corti (uno mandibolare e due mascellari) sono andate incontro a fallimento rispetto a otto protesi (tre mandibolari e cinque mascellari) del Gruppo di impianti lunghi.
Non si sono però verificate differenze statisticamente significative nei fallimenti implantari e nei fallimenti protesici tra i due Gruppi. Si sono verificate maggiori complicanze nel Gruppo dei pazienti in cui sono stati effettuati interventi di incremento osseo, ma la differenza non è risultata statisticamente significativa.
Impianti corti o aumento dell’osso?
Dai dati emersi in quest’analisi si può concludere che, a tre anni dall’intervento, gli impianti corti hanno un successo implantare pari e in alcuni casi migliore degli impianti lunghi su pazienti che hanno subito l’incremento dell’osso.
L’odontoiatra potrà dunque valutare i casi clinici con grave atrofia ossea e decidere di optare per l’implantologia con impianti più corti.
La procedura di inserimento di impianti corti risulta essere meno invasiva, più veloce e con meno controindicazioni.