L’odontofobia è uno stato di ansia e paura più o meno intense che i pazienti provano dal dentista. A classificarla come vera e propria malattia è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo le cui stime, a soffrirne sarebbe circa il 15/20 % della popolazione.
L’errato uso di farmaci per evitare le sedute in poltrona
La paura del dentista può manifestarsi nel paziente ancor prima della seduta in poltrona e può comparire già al pensiero di pianificare un appuntamento, con la spiacevole conseguenza di rimandare cure necessarie.
In molti casi questo evitamento porta i pazienti a preferire l’uso di farmaci (come antibiotici o antidolorifici) per rimediare a dolore o fastidi dentali.
Ecco perché è molto importante che l’odontoiatra sia in grado di riconoscere questo stato d’animo e che sia in grado di gestirlo in maniera adeguata, per aiutare i pazienti a intraprendere o proseguire trattamenti indispensabili per la salute.
L’origine della paura per il dentista può avere varia natura (a volte è legata a esperienze spiacevoli in poltrona) e potrebbe anche essere collegata alla tipologia di strumenti impiegati durante il trattamento. Basti pensare al trapano e al suo rumore, agli aghi per l’anestesia, ecc.
In particolare, occorre tenere presente che il paziente è vigile durante le fasi del trattamento odontoiatrico e osserva questi strumenti e tutto ciò che gli accade intorno.
Estrazioni e chirurgia orale in anestesia locale sembrano essere statisticamente le procedure d’intervento più pesanti per il paziente.
Riconoscere gli stati d’animo del paziente per scegliere il giusto approccio
Dunque in che modo si può rendere meno faticosa l’esperienza in poltrona? Uno studio italiano del 2019 ha approfondito ed analizzato la tematica, con interessanti spunti.
Sicuramente l’approccio di dentista e assistenti risulta molto importante: empatia e comprensione aiutano il paziente. Quando l’odontofobia è seria, invece, è possibile ricorrere a sedazione cosciente e profonda (a seconda dei casi) o a quella con protossido d’azoto.
Per comprendere il grado di odontofobia e stabilire quindi quale sia la tecnica più indicata per gestire la paura del dentista, si può utilizzare un test cognitivo da far compilare al paziente in sala d’attesa. Il più diffuso e utilizzato è la scala dell’ansia dentale (Dental Anxiety Scale – DAS), messa a punto dal dr. Corah.
Il test individua tre classi di fobia dentale:
- odontofobia lieve (chiamata anche “ansia dentale”, la più comune tra la popolazione);
- odontofobia moderata (chiamata anche “paura dentale”);
- odontofobia grave (la vera e propria “fobia dentale”, più rara e più difficile da gestire).
Chiaramente, nei casi di odontofobia moderata/grave, le tecniche di approccio empatico e accomodante non saranno sufficienti e potrebbe essere necessario avvalersi del supporto di ansiolisi e sedazione.
Un sostegno psicologico per i pazienti
La novità introdotta dallo studio riguarda la possibilità di un vero e proprio sostegno psicologico per i pazienti con odontofobia moderata e grave. Il dentista potrebbe, dunque, consigliare a questi pazienti di intraprendere un percorso di psicoterapia.
La terapia con uno psicologo può permettere al paziente di riconoscere la sua fobia e di comprendere come superare questo ostacolo per migliorare in futuro l’approccio a cure e trattamenti in poltrona.