Quando un nostro antenato ebbe la formidabile idea di inserire un dente artificiale, probabilmente un manufatto, in un alveolo per sostituire un dente caduto, diede inizio alla storia dell’implantologia!
Non abbiamo il nome del genio ma oggi abbiamo un nuovo e interessante riferimento storico che ci riporta indietro nel tempo di circa quattro secoli, è la datazione attribuita a una protesi dentale ritrovata a Lucca nella tomba della famiglia Guinigi e ora al vaglio dei ricercatori dell’Università di Pisa.
La protesi è stata associata a una delle tante mandibole ritrovate nella tomba, appartenenti a altrettanti corpi sepolti in un un’unica fossa comune.
La protesi è composta da cinque denti mandibolari: tre incisivi centrali e due laterali canini legati insieme da una fascia d’oro inserita nelle radici per sostituire l’arco anteriore della mandibola.
La data della sua origine può essere collocata intorno al 1600 e la presenza di tartaro sulla protesi testimonia che la stessa è stata portata per un tempo piuttosto lungo: potrebbe essere legata a uno dei primi interventi di implantologia in Italia. Le approfondite analisi sul reperto storico hanno rivelato nella struttura della protesi due piccoli perni dorati inseriti nei denti per fissarli alla banda d’oro.
L’impianto dentale ritrovato a Lucca costituisce un importante reperto archeologico per la storia dell’implantologia che finora aveva sempre raccolto fonti storiche nell’ambito della letteratura e mai evidenze concrete come quest’ultima e sensazionale scoperta.
Se già nel 1600 l’uomo tentava con arguzia e tecnica a risolvere il problema dei denti caduti è evidente che l’edentulia rappresentasse già all’epoca un serio problema da affrontare. La bocca, fin dall’alba dei secoli, è il principale strumento di comunicazione e di interazione interpersonale e prima ancora rappresenta l’organo che garantisce il sostentamento perché dalla masticazione si avvia il processo del nutrimento. Nel corso del XIX secolo gli interventi di implantologia iniziarono a essere sperimentati con frequenza ma l’assenza di materiali adeguati, la carenza di strumenti chirurgici e medicinali quali anestetici e antibiotici rendevano molto probabile il fallimento implantare. Fu nella seconda metà del ‘900 che furono registrati numerosi brevetti che in poco tempo resero l’implantologia più sicura e affidabile e la spostarono dalle sperimentazioni pionieristiche al metodo scientifico. È merito dell’odontoiatra italiano Stefano Tramonte se nel 1961 comparve il primo impianto specificamente progettato per il carico immediato dotato di area di rispetto biologica e fu sempre lui nel 1964 a introdurre il titanio in implantologia, realizzando di fatto il primo evento osteointegrativo.La storia dell’implantologia dimostra la necessità fondamentale dell’uomo di mantenere la funzione masticatoria e estetica dei suoi denti